Il secondo report sulle tendenze globali Culture Next di Spotify, relativo ad un anno difficile come il 2020, contiene dei dati molto interessanti, poco sorprendenti per chi conosce bene le nuove generazioni, ma di sicuro interesse per i brand di qualsiasi dimensione.
I protagonisti sono i Millennials e la Generazione Z, quindi parliamo di ragazzi con età massima di 40 anni.
Perché loro? Perché sono coloro che influenzano arte, tecnologia e cultura.
Dar loro voce, per un brand, potrebbe quindi essere molto interessante sotto molti punti di vista.
Questi in sintesi alcuni dei dati più interessanti.
L’87% si aspetta dai brand delle prese di posizione chiare sui temi sociali e un impegno concreto, con un incremento di circa 20 punti percentuali rispetto all’anno precedente (nel primo report questo dato era del 68%).
Pandemia e movimenti sociali hanno fatto da sfondo ad un anno complicato, queste le motivazioni dettate nel report stesso.
Tre quarti di loro affermano senza mezzi termini che le cause sociali sono parte integrante della propria identità.
E’ stata poi data ai giovani una lista di idee su ciò che i brand dovrebbero fare per rispondere alle esigenze del 2020, e opzioni come “dare priorità ai giovani“, “essere radicali” e “schierarsi politicamente” sono state ampiamente saltate.
Ciò che chiedono ai brand è:
Agire: bene i messaggi, ma poi occorrono i fatti;
Inclusività :di genere, sesso, religione, razza, ecc..;
Scopo sociale chiaro: i brand devono far sapere da che parte stanno;
Restituire qualcosa: donazioni da parte dei brand, perché hanno risorse che altri non hanno;
Trasparenza: chiarezza e sincerità, nel bene e nel male.
Idee chiare, forti. Mature.
Mi sento da aggiungere che le condivido tutte, forse perché in parte sono già presenti nel mio background culturale, pur essendo io alla soglia dei cinquanta.
Concludo con una frase tanto semplice e ovvia, quanto trascurata: “Il cambiamento dovrebbe essere usato a vantaggio delle persone“.
A dirla è Finn, ragazzo inglese di 24 anni.