Massimo Zambrano

Il rapporto tra aziende e media buyer: una storia d’amore (e odio)

Ehi tu, sì proprio tu, imprenditore che hai appena assunto un media buyer. Siediti, respira profondamente e preparati a una dose di verità che fa male quanto una sbornia dopo una serata al bar con gli amici.

Siamo noi, i media buyer, quelli che dovrebbero trasformare il tuo budget in oro colato. Ma indovina un po’? Non siamo maghi, e tu non sei Harry Potter. Quindi, smettila di aspettarti miracoli ogni volta che apri il portafoglio.

Lezione numero uno: non sei un esperto di marketing (anche se lo pensi)

So che hai letto due articoli su LinkedIn e ora pensi di essere il nuovo guru del digital marketing. Newsflash: non lo sei. Quel corso online che hai fatto mentre eri in coda alle poste non ti rende un esperto. Lascia fare il lavoro sporco a noi, okay?

Quando mi dici “Voglio una campagna virale!”, mi viene voglia di viralmente sparire. Le campagne virali non si programmano, succedono. È come cercare di programmare quando innamorarsi – non funziona così, amico mio.

Il budget non è un’opinione (ma tu pensi di sì)

Ah, il budget. Quel numero magico che tu pensi sia flessibile come un contorsionista al circo. Newsflash numero due: non lo è. Quando ti dico che servono 10.000 euro per una campagna decente, non sto cercando di comprare una Ferrari. Sto cercando di non far sembrare la tua azienda la bancarella di limoni di tuo cugino.

E no, non possiamo “fare di più con meno”. Questa non è una dieta miracolosa, è marketing. Meno spendi, meno risultati ottieni. È matematica, non magia.

KPI: non sono le tue iniziali

KPI sta per Key Performance Indicators, non per “Kazzate Per Impressionare”. Quando fissiamo degli obiettivi, non stiamo giocando a freccette bendati. Se mi chiedi di aumentare le vendite del 500% con un budget da due spicci, ti risponderò che anche io voglio una villa ai Caraibi, ma hey, viviamo nel mondo reale.

In conclusione: fidati o fatti da solo

Senti, so che è difficile fidarsi. Soprattutto quando si tratta dei tuoi soldi. Ma se mi hai assunto, un motivo ci sarà. Quindi, facciamo un patto: tu mi lasci fare il mio lavoro, e io prometto di non dirti come gestire la tua azienda. D’accordo?

E ricorda: se pensi di poter fare meglio di me, la porta è sempre aperta. Ma non venire a piangere quando ti ritroverai con una campagna pubblicitaria che fa più pena di un panda depresso.

Ora, se vuoi scusarmi, ho una call con un cliente che vuole “sfruttare l’AI per ottimizzare il ROI del metaverso nel Web3 mentre ci prepariamo per il Web5”. Sì, ha saltato il Web4 perché “i numeri pari non sono trendy”. Prega per me, e magari prepara anche un shot di tequila. Ne avrò bisogno.

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